Lunedì 16 novembre 2020

L'Art. 23 del Decreto "Ristori" e le sue ricadute sul processo civile in Cassazione

a cura di: AteneoWeb S.r.l.
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L'Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione ha pubblicato la Relazione n. 85, nella quale analizza le nuovissime disposizioni sul processo civile connesse alla pandemia da Covid-19 e le ricadute sul processo civile in Cassazione.

Dopo un quadro sulla disciplina processuale vigente la relazione esamina, in particolare, le disposizioni previste dall'Art. 23 del Decreto "Ristori" (Dl 28 ottobre 2020, n. 137) e le sue ricadute sui procedimenti civili pendenti innanzi alla Suprema Corte.
Al fine di esaminare più analiticamente le suddette ricadute, precisa l'Ufficio del Massimario, occorre anzitutto considerare che, come ricorda la relazione illustrativa al decreto-legge, l'intervento operato dell'Art. 23 del Decreto "Ristori" non sostituisce, ma si coordina con quello previsto dall'art. 221, comma 2, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (Decreto "Rilancio"). Da qui la necessità di operare una valutazione "sincretica" delle discipline eccezionali contenute in entrambi i due decreti-legge, al fine di "verificare in concreto l'impatto della normativa processuale da ultimo sopravvenuta".


Fonte: https://www.cortedicassazione.it
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     Ad ogni modo, quando il rapporto tra familiari risulta inquadrabile nell'ambito dell'impresa familiare, la norma prevede che qualora i collaboratori prestino la loro attività di lavoro in modo continuativo nella famiglia o nell'impresa familiare, gli stessi hanno diritto al mantenimento secondo la condizione patrimoniale della famiglia e, in proporzione alla quantità e qualità del lavoro prestato, a partecipare:

    • agli utili dell'impresa familiare;
    • ai beni acquistati con essa e agli incrementi dell'azienda, anche in ordine all'avviamento.

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